INTERVISTA

WILLIAM TRUEBRIDGE

 

Le prime esperienze di mare

Quando avevo 18 mesi la mia famiglia ha venduto la casa in Inghilterra per comprare una barca.

Siamo partiti da Gibralter per attreversare l’Atlantico,

i Caraibi ed il Pacifico, arrivando in Nuova Zelanda dopo 4 anni di navigazione.  Ero circondato dal mare tutti i giorni,

e ho imparato a nuotare quasi subito.



Quando ti se avvicinato al mondo dell’apnea

Gia da piccolo io ed il mio fratello grande ci sfidavamo per vedere chi poteva andare più fondo. In Nuova Caledonia quando avevo otto anni abbiamo tutte e due portato sù un sasso da –15mt.

Poi la mia famiglia ha venduto la barca, e benchè mi piacesse sempre fare sport di mare non ho più praticato apnea fino a quando, nel 2002, ho saputo da un amico che era addiritura un sport!

Sono tornato ai Caraibi per provarlo in Honduras.

Poi ho frequentato un corso con Pelizzari in Sardegna, e da quel momento non ho più smesso.

Dati Personali

Data di nascita 24.05.1980

Cittadinanza Nuova Zelanda

         Domande Tecniche


Ciao William, complimenti per i tuoi ultimi 4 Record Mondiali conseguiti in soli 11 giorni di gara…

      puoi raccontarci le sensazioni che hai provato in quei giorni?
Per i primi giorni ero molto preso con l’organizzazione della gara.  Sapevo già da prima che sarebbe stato diffficile gestire l’organizzazione e i miei tentativi insieme, ma siccome i tuffi erano sempre nella mattina li affrontavo dopo aver riposato la notte, e quindi con la mente libera. Dopo il record dell’ultimo giorno di gara ero stanco, ma totalmente soddisfatto sia dei i miei tentativi riusciti al meglio sia per l’organizzazione della gara in generale.


Quali motivazioni che ti hanno spinto a organizzare una competizione di ben 11 giorni? Se non erro e la prima volta che gli atleti hanno così tanti giorni per tentare di portare a termine le loro performance?
Tanti atleti, anche quelli che non c’erano alla gara, ma la seguiva da casa, hanno detto che questa è stata la gara più riuscita nella storia dell’AIDA proprio per questo format e l’atmosfera che ha creato. Volevo dare ai apneisti l’opportunità di tentare diverse discipline, oppure forse qualche tuffo nella stessa disciplina.  Se hai solo un tuffo e qualcosa dovesse andare male – non riesci a compensare, oppure sei squalificato per un dettaglio del protocol - vai a casa molto scoraggiato.  Invece al Vertical Blue tutti hanno avuto dei successi, e sono tornati a casa felici e gratificati.


Che cosa ti ha spinto a prediligere l’assetto costante senza pinne?
La reputo la disciplina più pura – c’è solo il tuo corpo e l’acqua, senza elementi aggiuntivi. Il movimento coinvolge tutto il corpo, e bisogna sentire bene e collaborare con l’acqua.


86m in 3minuti e 20 secondi… raccontaci quello che provi in questo interminabile tuffo!
3 minuti e 20 secondi passano in fretta.  La discesa è quasi tutta in caduta (ho l’assetto negativo dopo i –20mt), e quindi mi concentro sul rilassamento e la mia posizione.  Mi dico che non devo pensare alla profondità che devo raggiungere, ma penso invece che devo adattarmi all’idea che continuerò a cadere indefinitivamente. Poi quando arrivo sul piatto mi ‘sveglio’ da questo stato, e inizio la risalita. So esattamente quante bracciate dovrò fare nella risalita (28 per -86mt) e quindi le conto per sapere più o meno dove sono (spesso perdo il conto ma non mi preoccupo tanto).


Ho notato che non fai tuffi di riscaldamento prima del tuo tentativo di record, cosa ti ha portato a fare questa scelta?
Favorisce il riflesso di immersione.  Come ogni riflesso di sopravvivenza, più alto è il stimolo più alta sarà la risposta fisiologica. Un tuffo senza riscaldimento è una sorpresa al sistema – cioè un stimolo più grande.


Nel tuo Record a -82 metri hai usato la maschera in questi invece usi Liquid Goggles con Tappa Naso, hai notato differenze e benefici?
Sì. Compensando la maschera devo riempirla con aria otto volte per andare a queste quote, poi nella risalita perdo tutta quest’ aria.  Invece con i Liquid Goggles di Kerian Hibbs trattengo tutta quest’aria per me!  In più il viso è più esposto all’acqua, e anche questo favorisce il riflesso d’immersione. Io non ho problemi a compensare la maschera senza dover schiacciare il naso, ma per chi non ce la fa il tapponaso ti lascia le mani libere per nuotare.

I tuoi allenamenti in profondità e gli ultimi tuoi tentativi di record si sono svolti presso il Deans Blue Hole alle Bahamas… ritieni che questo mare sia più “semplice” da affrontare rispetto ad altri?
Sono convinto che è il mare più “semplice” nel mondo per fare tuffi di questo genere. Non ci sono correnti, onde, termoclini… non c’è bisogno di una barca.  Effetivamente è una piscina profonda 200 metri.

Quale mare ritieni più arduo da affrontare e per quali motivazioni.
Per me ci sono posti dove ormai non vale più la pena allenarsi. Per esempio a Sardegna (mare bellissimo) devo andare al largo qualche chilometro per trovare abbastanza profondità e ci sono sempre correnti, onde, pazzi con il motoscafo, meduse...  Quando sto lì mi alleno in piscina e in pallestra.

Quale attrezzatura utilizzi per i tuoi record e quale consiglieresti a coloro che desiderano cimentarsi

in questa disciplina?
Per questa disciplina conviene usare una muta molto leggera.  Io uso l’Apex2 di Orca – è un pezzo unico con la cerneria dietro (non entra una goccia di acqua), e ha la superficie più veloce e una flessibilità incredibile.

Puoi raccontarci come ti alleni durante l’anno per prepararti ad un record? Come scegli i tuoi allenamenti?

Il mio programma è il contrario degli altri atleti europei.  Faccio l’allenamento di base nell’estate (in Italia), poi inizio i tuffi profondi quando ritorno nelle Bahamas ad ottobre. E’ da 5 anni che ho eliminato completamente l’esercizio cardiaco dal mio allenamento, ma la mia frequenzia cardiaca è 10 battiti al minuto inferiore rispetto a quando mi allenavo a vogare all’università.  Ho qualche principio di allenamento tratto dallo yoga e da una ricerca personale sulla fisioligia dell’apneista, e finora mi hanno permesso di ottenere buoni risultati.

      Sei seguito da dei preparatori atletici?

      No.


Ritieni che si sia individuato un metodo di allenamento per gli apneisti o che  si sia ancora alla ricerca di un modello di lavoro?

Tra i primi cinque apneisti del mondo non ce ne sono due che si allenano nello stesso modo, e questo vuol dire che non siamo neanche vicino ad avere individuato un modello unico.  Ogni volta che qualcuno stabilisce una prestazione stupefacente, per esempio i 200mt in dinamica di Peter Pedersen in 2003, qualcuno arriva con una tecnica completamente diversa e lo supera di molto: i 244mt di Dave Mullins l’anno scorso.


     Domande Varie


     Che cosa ti lega al mare o meglio all’acqua?

Se non posso entrare in acqua dopo un po’ divento come un bambino che ha fame. Dopo che ci abbituiamo a certe sensazioni non ce la facciamo più a star senza.


     Qual è la più bella esperienza in apnea che hai vissuto?

Forse un tuffo di mezzanotte nel Blue Hole, quando c’era la luna piena e vedevo ancora molto bene a 65mt (senza pila).  Anche quando stavo iniziando a scoprire l’apnea in Honduras e mi divertivo ad andare a 10mt dove mi sdraiavo in una specie di giardino nella sabbia con tutti i pesciolini che uscivano dal corallo per studiarmi.  Per un minuto o due avevo la sensazione di non dover mai tornare in superficie, e mi sentivo come se appartanessi al mondo subacqueo.


     Quale la più brutta?

Sono quelle ‘brutte’ che ti insegnano di più, quindi forse non sono così brutte…  Mi ricordo un tuffo che ho fatto durante una gara a Sharm, 2004.  Tutta la settimana ho avuto problemi di sinusite, però ho deciso di provare lo stesso nella gara. I seni frontali si bloccavano e fischiavano per tutta la discesa, poi la maschera ha iniziato ad allagarsi durante la risalita.  Alla fine ho tolto la maschera e, non vedendo niente, sono arrivato in superficie ancora pinnegiando, con sangue che usciva dal naso. Mi ha insegnato molto questo tuffo, soprattutto perché dopo quel giorno i seni frontali si sono chiusi definitivamente per 3 mesi…


     Quali sono i tuoi obiettivi futuri?

Adesso sto iniziando ad allenarmi con la monopinna per il campionato a squadra in settembre. Vorrei vedere fin dove arrivo in questa disciplina, ma non voglio smettere di migliorare le prestazioni a rana.


     Ritieni che l’apnea goda di una buona visibilità nel mondo dei Media?

No, ma la cosa sta migliorando.  L’interesse del pubblico c’è – ma i media sono sempre lenti a seguire.


     Un apneista professionista riesce a vivere di questo sport?

Dipende dove è nato. In Francia l’apnea è molto visibile, e ci sono degli apneisti professionisti francesi che non sono atleti di vertice. In Nuova Zelanda è difficile – abbiamo solo 4 milioni di abitanti, e benchè siamo appassionati per lo sport non c’è un giro di soldi sufficiente per sostenere atleti professionisti.


   Oltre ad essere apneista di vertice sei anche un pescatore subacqueo… raccontaci la tua preda più soddisfacente!

Come pescatore subacqueo faccio schifo! Nei paesi come NZ e alle Bahamas (che sono pieni di pesci) riesco sempre a portare qualcosa per la tavola, ma qua in italia non ho ancora preso un dentice! La preda più soddisfacente è stata una cernia che ho preso a -35mt fuori di S. Teresa Gallura (Sardegna).